Il Goju è uno stile di arti marziali che trae le sue origini da tecniche di combattimento tradizionali proprie dell’isola di Okinawa (una delle isole dell’arcipelago Ryūkyū), e dalla provincia Cinese di Fuchien (Fujian).
Le origini del Karate-do
Le arti marziali nate a Okinawa, inizialmente identificate con il termine cinese “Toute” (Mano Cinese), non hanno un’origine definita. Attualmente le teorie più accreditate sono quattro. La prima prevede uno sviluppo autonomo di una forma di combattimento tradizionale a mani nude da parte dei contadini dell’isola. La seconda teoria afferma un’origine Cinese nelle arti di combattimento Okiwanensi; protagoniste di questo trasferimento culturale furono 36 famiglie di immigrati Cinesi che si stabilirono nel villaggio di Kume nel 1393. Un ulteriore spinta fu probabilmente il bando delle armi imposto dal Re Sho Shin nel 1507, che spinse i facoltosi proprietari terrieri a individuare metodi alternativi per difendere loro stessi e le loro proprietà. L’ultima teoria suggerisce uno sviluppo primariamente volto all’incremento della sicurezza domestica e al personale di polizia, a cui era proibito il possesso di armi dopo l’invasione Giapponese di Okinawa nel 1609 da parte della famiglia Satsuma.
Nel processo di diffusione sull’isola nacquero e prosperarono tre scuole che presero il loro nome dalla città in cui vennero rispettivamente fondate: Naha-te (mano di Naha), Tomari-te (mano di Tomari) e Shuri-te (mano di Shuri).
La nascita del Goju-Ryu
Maestro del Naha-te fu Kanryo Higaonna Sensei il cui discepolo, Chojun Miyagi Sensei, fu il fondatore del primo stile di karate riconosciuto presso la Dai Nippon Butokai nel dicembre del 1933 (l’organizzazione che regolamenta le arti marziali in tutto territorio Giapponese).
Chojun Miyagi Sensei scelse per la sua scuola il nome “Goju-ryu”, ispirandosi ad un antico brano di un manoscritto di origine cinese il “Bubishi”.
Il contributo della famiglia Yamaguchi
Gogen Yamaguchi, discepolo di Chojun Miyagi, fonda la Goju-kai (kai=associazione) nel tentativo di riunire sotto un’unica entità i concetti chiave di questo stile. A lui dobbiamo l’introduzione del combattimento libero o jiyu kumite e dei kata taikyoku (forme per l’apprendimento di alcune tecniche di base). Il suo terzo figlio Goshi Yamaguchi, dedica la sua vita alla promozione e allo sviluppo del Goju-ryu in tutto il mondo come presidente della All Japan Karate-Do Goju-kai Association e dell’International Karate Goju Association (I.K.G.A.). In oltre prende parte attiva in tale processo di formazione, partecipando personalmente a Stage e Seminari a cadenza annuale a livello internazionale.
Cosa significa Karate-do?
Le isole Ryūkyū furono annesse al territorio Giapponese solo nel 1872. Prima dell’introduzione del karate nelle isole principali del Giappone lo stile di combattimento dell’isola di Okinawa venne identificato con gli ideogrammi 唐手 che letteralmente significano “Mano Cinese”. Il primo ideogramma che può essere pronunciato “tou” o “kara”, è riconducibile alla dinastia Cinese Tang (618-907), e finì per rappresentare la Cina stessa. Il secondo ideogramma, pronunciato “te” o “di” significa mano.
Almeno fino alla seconda guerra mondiale a Okinawa ci si riferiva quindi al karate con il termine “toudi”.
Fu Hanashiro Chomo, un discepolo diretto del Maestro Matsumura fondatore dello Shuri-te, ad utilizzare per primo un differente ideogramma per “Cinese” nella sua pubblicazione del 1905 Karate Kumite. Il nuovo ideogramma per kara significa “vuoto” e può essere anche pronunciato “ku” (vuoto) e “sora” (cielo). In quanto tale, kara non rappresenta più un concetto solamente fisico ma anche metafisico, abbracciando i concetti buddhisti di distaccamento, emancipazione spirituale e mondo interiore (vuoto interiore).
Il suffisso “-do” che troviamo in molte discipline tipicamente giapponesi come kendo, judo e budo, significa “via”, “percorso”, o “strada”. Nel contesto filosofico adottato dalle tradizioni di autodifesa, il do diventa un “percorso” di vita, da perseguire verso il miglioramento continuo del karate.
Da dove deriva il nome del nostro Stile?
Il nome della scuola Goju-Ryu, fu scelto dal suo fondatore Chojun Miyagi Sensei traendo ispirazione dal terzo brano del “Kempo Hakku” (拳法八句 – Otto poemi del pugno), contenuto in un compendio sulle arti di combattimento di origine cinese: il Bubishi.
Gli otto precetti recitano:
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- 人心同天地 – “Jinshin wa tenchi ni onaji“: La mente è un tutt’uno tra cielo e terra
- 血脈以日月 – “Ketsumyaku wa nichigetsu ni nitari“: il ritmo circolatorio del corpo è simile al ciclo del sole e della luna
- 法剛柔呑吐 – “Ho wa goju wo tondo su“: La legge dell’universo respira dura e morbida
- 身髄時應変 – “Mi wa toki ni shitagai hen ni ozu“: Agisci in modo conforme al tempo e al cambiamento
- 手逢空則入 – “Te wa ku ni ai sunawachi hairu“: Le tecniche agiscono in assenza di pensiero cosciente
- 碼進退離逢 – “Shintai wa hakarite riho su“: I piedi devono avanzare e ritrarsi, separarsi e incontrarsi
- 目要視四向 – “Me wa shiho wo miru wa yosu“: Gli occhi non perdono nemmeno il minimo cambiamento
- 耳能聴八方 – “Mimi wa yoku wo kiku“: Le orecchie ascoltano attentamente in tutte le direzioni